La storia

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Pochi cani hanno origini misteriose e affascinanti quanto il piccolo Chihuahua Messicano.
Il Chihuahua è l’unica razza canina riconosciuta autoctona Americana, un altro suo primato è quello di essere la razza canina più piccola al mondo.

Molte le ipotesi sulla sua origine. C’è chi afferma che l’origine della razza sarebbe da ricercarsi nell’Africa del nord e importata nell’isola di Malta dai Cartaginesi intorno al 700 A.C., solo in un secondo tempo introdotta dagli spagnoli in America. A sostegno di questa ipotesi si porta il caso dei Maltese pocket dog o “Kelb tal But”, cane del tutto simile al Chihuahua al quale viene tradizionalmente tagliata la coda, allevato a Malta. Anche l’affresco dipinto dal Botticelli “Le prove di Mosè” nella Cappella Sistina mostra un Chihuahua in braccio ad un giovane (fatto curioso è che l’affresco è stato finito nel 1482 cioè dieci anni prima della data ufficiale della scoperta delle Americhe nel 1492, anche se la spedizione spagnola di Hernando Cortez alla volta del Messico è datata 1519) nel quale è raffigurato un cane di colore chiaro, con grandi occhi rotondi, testa a mela, piedi simili alle descrizioni che si facevano dei primi Chihuahua con unghie lunghe come artigli, leggermente più grande del Chihuahua moderno.

Altra ipotesi è quella che dice che la razza sia derivata da piccoli cani giunti in Messico con ricchi mercanti cinesi verso la fine del 1700, e a conferma di questa teoria si fa notare che tutti i piccoli cani di origine cinese hanno la coda piatta “flat tail” e il fatto che questi mercanti si insediarono lungo i confini nel Messico. A queste ipotesi si aggiunge quella forse più ovvia che vuole che gli antenati del nostro Chihuahua siano i cani domestici indigeni (la cui più antica origine è forse da ricercare a partire dai cacciatori nord-siberiani che con i loro cani 40/30.000 anni fa attraversarono lo stretto di Bering e popolarono il continente) che hanno accompagnato la nascita e la crescita delle antiche popolazioni mesoamericane e che hanno avuto un ruolo di tutto rispetto nelle civiltà Maya, Tolteche e Azteche. Un capitolo a parte meriterebbero tutte le leggende e il folclore nati attorno al piccolo messicano, ipotesi più o meno verosimili e a volte addirittura antiscientifiche come quella che lo vorrebbe nato dall’incrocio con il cane e un roditore!
All’epoca della conquista spagnola gli indiani avevano pochi animali domestici: oltre il cane il tacchino, l’anatra muta e il porcellino d’India.
Da alcune testimonianze oculari sappiamo che avevano varie tipologie di cane, alcuni erano cani nudi e altri cani con mantello, di varie taglie e morfologie. Venivano allevati per scopi alimentari, i maschi venivano castrati e fatti ingrassare e anche i conquistadores per molto tempo si cibarono di questa carne arrivando a decimarli. Erano allevati anche per scopi religiosi, infatti venivano sacrificati per le varie cerimonie ma probabilmente erano allevati anche per compagnia. Alcuni manufatti ritrovati testimonierebbero anche questo tipo di rapporto.
Purtroppo abbiamo pochi resoconti certi come quello di Frà Bernardino di Sahagun (1499-1590), francescano missionario che nel suo Historia universal de las cosas de Nueva España ci illustra la civiltà Azteca. In un’occasione ci descrive quattro tipi di cani domestici molto diversi gli uni dagli altri e poi ci racconta di una cerimonia funeraria nella quale un piccolo cane giallo era bruciato con il corpo del defunto perché aveva il compito di accompagnarne l’anima nell’aldilà.

Anche Frà Diego Duran ci descrive il famoso Mercato del cane in Acolhuan nel suo libro Historia de las Indias de Nueva Espana scritto tra il 1579 e il 1581, anche qui vengono descritti cani di diverse tipologie.
Pedro Martire menziona che Cristoforo Colombo nel suo secondo viaggio di conquista vide in Messico e Yucatan dei cani con pelo di colore rossiccio chiaro, bassi di statura e inoffensivi.